La nostra visione della settimana
La settimana è partita a bombazza, come avete sentito il Movimento 5 Stelle è ufficialmente imploso dopo che uno dei suoi leader storici, Luigi Di Maio, ha deciso di distaccarsi dal movimento portando con sé circa 60 parlamentari. Perché è una notizia? Perché tendenzialmente potrebbe sancire la fine di un decennio di populismo che, forse oggi possiamo dirlo, ha fallito. Il M5S salì nei sondaggi promuovendo messaggi e slogan che, proprio Di Maio, ha rinnegato nella conferenza stampa di martedì (del tipo “uno vale uno” o del genere “valorizzare lo studio”). In prospettiva, noi di giovinotti vediamo il tutto con un sé di positività e negatività. Di positivo ci sono i valori, è importante che in politica sia rinnegato appunto il messaggio populistico uno vale uno, e che soprattutto è importante che chi è salito al potere con tali messaggi oggi non solo ci si distacchi, ma si affianchi al lato di politici e tecnici competenti.
Di negativo cosa vediamo? Semplicemente la disfatta della verità. Personalmente, e parlo a titolo di Andrea Manzella stavolta, trovo inconcepibile che si esca ‘puliti’ da una conferenza stampa del genere. Se è vero che i social non dimenticano non possiamo dire che questo sia vero per gli italiani. Come è possibile che una figura politica, differente dal giudizio umano, possa scartavetrare i suoi messaggi e le sue idee decennali (che peraltro l’hanno fatto salire al potere) giro di 10 minuti? Che tipo di potere può generare questo nella mente di una persona? E che tipo di messaggio può dare ad altri colleghi sulla rilevanza della credibilità nel mondo politico. Staremo a vedere come si evolverà la parabola di Di Maio.
Nel mentre chiudiamo con alcune considerazioni sulla settimana prima di lasciare spazio alla sezione sulle leggi. L’Ucraina e la Moldavia sono ufficialmente entrate nel giro dei paesi candidati all’UE. Senza entrare nel merito del significato geo-politico della scelta vogliamo solo ricordare che, salvo cambiamenti radicali, il processo per entrare nell’UE richiede in primis uno stato economico e politico che, almeno all’Ucraina, manca per ragioni ovvie. I criteri di Copenaghen, infatti, prevedono che uno stato, per entrare a far parte dell’UE, debba avere: istituzioni democratiche stabili, un’economia di mercato competitiva e stabile, e che debba accettare gli obblighi comunitari derivanti dai trattati. Dopodiché, per quanto questa mossa dell’UE sia un segnale forte a livello burocratico non impatta minimamente sulle scelte russe (purtroppo), ed evidenzia ancora una volta il poco potere dell’Unione, derivante dalla sua natura giuridica frammentata.
Per ultimo sul fronte territorio vi sono due elementi da segnalare. Il Sole 24 Ore ha parlato moltissimo del PNRR, e giustamente, parlando dei fondi spettanti ai comuni (48 miliardi di cui 33 già spesi) pone in evidenza come questo sia solo l’inizio vero e proprio del piano. Ad oggi per le riforme e gli investimenti la Commissione Europea chiedeva solo riferimenti normativi, quindi che fossero applicate le norme utili al conseguimento dei fondi. Adesso, dal 30 giugno in poi, data in cui la Commissione dovrà accettare il piano e confermare l’invio di ulteriori 21 miliardi fino a dicembre 2022, i fondi si dovranno spendere, e quindi entriamo nella parte di implementazione, da sempre una nostra difficoltà.
Sul tema energia
Il 19 giugno Eni è stata selezionata da QatarEnergy come nuovo partner internazionale per l’espansione del progetto North Field East (NFE). Si tratta del più grande progetto al mondo di gas naturale liquefatto (GNL), cui parteciperanno anche la francese Total e le americane ExxonMobil e ConocoPhilips. La Joint Venture tra Eni e QatarEnergy deterrà una quota del 12,5% del progetto e consentirà di portare la capacità di produzione qatariota da 77 a 110 milioni di tonnellate di GNL all’anno. L’accordo segna la conclusione di una collaborazione cominciata nel 2019 e avrà una durata di 27 anni. Con un investimento complessivo di 28,75 miliardi di dollari, il progetto dovrebbe entrare in produzione a fine 2025. Successivamente, il 21 giugno, l’Amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, si è recato nel regno del Barhein per incontrare lo Sceicco Salman bin Hamad Al-Khalifa, nonché presidente della Oil & Gas Holding Company Nogaholding e il Ministro del petrolio e dell’ambiente di Manama. Hanno discusso, naturalmente, delle attività di Eni nel paese del Golfo, che puntano ad integrare le attività relative a gas, petrolio ed energie rinnovabili con un progetto di Carbon Capture Usage and Storage.
Si tratta di due passaggi importanti, in un momento in cui Roma sta tentando di diversificare le fonti di approvvigionamento, nell’ottica di acquisire una maggiore sicurezza energetica, la quale (è bene ricordarlo) è costituita da due elementi: la sicurezza delle forniture e la stabilità dei prezzi delle materie prime energetiche. Se la prima non è ancora mai venuta meno, dell’instabilità dei prezzi stiamo risentendo pesantemente ormai da ben prima dell’inizio della guerra in Ucraina.
Il tema della settimana: la siccità
Il tema energia si lega in primis anche alla questione della siccità, tema centrale delle settimane a venire. In questi giorni in Italia il dibattito pubblico si è incentrato sul problema della siccità ( i.e., la mancanza d'acqua dovuta in generale all'insufficienza di precipitazioni atmosferiche). Il Ministro delle politiche agricole, Patuanelli, per primo ha evidenziato la drammaticità della situazione avvertendo i cittadini circa la concreta possibilità che tutto il Paesi entri in zona rossa.
Numerosi comuni – in primis – del Nord Italia hanno iniziato a razionalizzare le risorse idriche tentando di arginare gli effetti di tale fenomeno ambientale. La Lombardia, con un ordinanza del 24.6.22, è stata la prima regione italiana a dichiarare lo stato di emergenza (fino al 30 settembre 2022) per la grave situazione di deficit idrico anticipando così la normativa che verrà adottata, probabilmente, nei prossimi giorni sull'intero territorio nazionale; successivamente, anche il sindaco Sala della città di Milano ha imposto le stesse limitazioni (seppur ancora non invasive) imponendo, tra le altre cose, un divieto di prelievo idrico per le attività considerate non essenziali ( e.g., riempimento di fontane ornamentali e piscine private), inoltre ha raccomandato e fornito linee guida ai cittadini al fine di responsabilizzare sull'uso di tali risorse tentando così di evitare l'aggravamento delle imposizioni. In particolare, ad oggi, non sono state introdotte misure drastiche limitative dell'uso domestico delle risorse idriche; tuttavia, numerosi esperti, ritengono possibile un aggravamento della crisi e preannunciano l'introduzione di misure invasive, che potranno colpire anche la popolazione e le attività produttive ( i.e., razionamento idrico notturno e/o in talune fasce orarie).
Il Governo dovrà intervenire per tutelare non solo i bisogni essenziali della popolazione ma anche le esigenze della attività produttive; ed infatti, numerose regioni da anni – e oramai quasi a livello endemico – soffrono la carenza d'acqua quale fenomeno strutturale. Ques t’anno, tuttavia, la drammatica siccità ha risollevato il problema; numerose fonti autorevoli, rivelano che tale fenomeno rappresenta l'evento avverso più rilevante per le attività produttive e potrebbe comportare – solo quest'anno - danni per oltre 1 mili ardo di euro (Fonte: Sole 24 Ore - Siccità, 1 miliardo di danni per l’agricoltura in un solo anno – 25.4.2022).
Oggi, sono stati già programmati i primi interventi: infatti, attraverso le autobotti, il Governo fornirà acqua alle zone maggiormente colpite. Ora, quindi, si rivela necessario interrogarsi sulle cause del dissesto idrogeologico. Ebbene, Erasmo d'Angelis, ex Sottosegretario di Stato e tra i massimi esperti in materia ambientale ed in particolare di risorse idriche, ha riferito che l'Italia è uno tra i paesi con il maggior numero di risorse idrogeologiche.
Il Bel Paese invero conta 343 laghi, 7.596 corsi d'acqua tra cui 1.242 fiumi (oltre a ghiacciai e catene montuose), nonché – a livello strutturale – oltre 526 grandi dighe e circa 20 mila piccoli invasi; tuttavia, immagazziniamo solo l'11% dell'acqua piovana in tali contenitori (cinquant'anni fa ne veniva immagazzinata circa il 15%).
E' bene quindi evidenziare che tra le principali cause di tale deficit idrico vi è (i) la scarsità di precipitazioni atmosferiche (causata dal maggior problema ambientale), a cui consegue l'aridità dei terreni, (ii) la mancanza di infrastrutture, di manutenzione alle infrastrutture esistenti e soprattutto l'incapacità di pianificare un immagazzinamento dell'acqua nelle stagioni invernali per quelle estive (ove le temperature raggiungono livelli altissimi soprattutto negli ultimi anni) e (iii) l'alto consumo da parte di famiglie e aziende agricole.
Invero, sul 100% dei prelievi idrici solo il 20% arriva nei rubinetti del la popolazione (questa è l'unica acqua controllata da una autorità regolatoria, i.e. l'Arera), tuttavia nei 600km di rete idrica perdiamo (di quel 20% summenzionato) circa il 42% dell'acqua a causa della vetustà degli impianti e della scarsità di interventi manutentivi.
Peraltro, dopo la legge Galli del 1996 lo Stato ha delegato interamente per l'idropotabile alle aziende a tariffa e non sono strati più programmati interventi per realizzare nuove infrastrutture. Sul resto dell'acqua, circa l'80%, non vi è a lcun controllo da parte dell'autorità di regolazione; in ogni caso, (dell'80% suddetto) circa il 50% viene utilizzato per scopi agricoli, ove vi sono immensi sprechi per l'irrigazione dei campi.
Un 20% dell'acqua viene invece utilizzata a scopi industriali e su questo punto è bene riferire che siamo tra i pochi paesi che utilizzano l'acqua potabile (anziché riutilizzare le acque di depurazione o di riciclo) per, tra le altre cose, il raffreddamento degli impianti produttivi o il lavaggio dei mezzi industriali.
La crisi idrica è quindi anche e soprattutto una crisi di infrastrutture e di pianificazione a lungo termine; i dati ISAT evidenziano infatti che “Oltre un terzo dell'acqua immessa nella rete di distribuzione va perduto. Nel 2020 sono andati persi 41 metri cubi al giorno per km di rete nei capoluoghi di provincia/città metropolitana, il 36,2% dell'acqua immessa in rete ”.
Gli eventi del passato ( i.e., le grandi siccità del 2003 e del 2017) sono state dimenticate e oggi la popolazione italiana è tra i paesi con il maggior consumo pro capite rispetto alla media europea ( i.e., 236 litri vs 125), vedasi il rapporto Blue Book. Allo stesso modo siamo tra gli ultimi paesi per investimenti pro capite nel settore idrico (i.e., media annua italiana pari a 46 eur o vs media europea pari a circa 70 euro), peraltro con immani differenze tra Nord e Sud come evidenzia la Fondazione Utilitatis.
A nostro parere potrebbe rivelarsi necessario indirizzare molte risorse del PNRR per salvaguardare ed implementare non solo le reti stradali, autostradali, ferroviarie, digitali, ma anche e soprattutto la rete idrica, ci piacerebbe, una volta pronta, vedere i piani del dettagliati del governo a riguardo.
Il Mercato delle Crypto:
Il mercato delle criptovalute si è ripreso relativamente, dopo il brutale crollo della scorsa settimana che ha cancellato oltre il 30% del valore delle principali monete Bitcoin ed Ethereum, scese a livelli mai visti dal 2020. Il Bitcoin è salito di oltre il 10% negli ultimi sette giorni, con un valore di 20,098 dollari al momento della stesura di questo articolo, mentre Ethereum ha recuperato ancora più terreno, salendo di oltre il 19% a 1.149 dollari. Le criptovalute che sono aumentate di almeno il 40% nei sette giorni sono state: Uniswap, con un aumento del 45% a 5,33 dollari, e Shiba Inu, con un aumento del 43% a 0,00001122 dollari. Nel frattempo, Avalanche ha aggiunto quasi il 33%, a 20,10 dollari, e Solana è salita quasi del 33%, a 40,05 dollari. Di fatto, tutte le 30 principali criptovalute sono riuscite a recuperare percentuali a due cifre entro il fine settimana, ad eccezione di Cardano, che ha comunque aggiunto il 4% a 0,4845 dollari, e TRON, che è salito dell'8% a 0,06445 dollari. Il Bitcoin Cash è sceso del 5,4% nel corso della settimana, a 113,7 dollari al momento della stesura di questo articolo, mentre la stablecoin USDD di TRON è da due settimane al di sotto del suo valore di riferimento. Martedì scorso la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), un'organizzazione globale di 63 banche centrali leader, ha pubblicato il suo Rapporto economico annuale 2022.
Il rapporto afferma che le criptovalute hanno due difetti principali: la necessità di un "una variabile che i policy maker possano usare per fissare il livello dei prezzi" e la "frammentazione". Il rapporto sostiene che le criptovalute devono ancora sfidare l'egemonia delle banche centrali nel fornire un'unità di conto per l'economia: "Il fatto che le stablecoin debbano importare la credibilità del denaro delle banche centrali è altamente rivelatore delle carenze strutturali delle criptovalute. Il fatto che le stablecoin siano spesso meno stabili di quanto affermano i loro emittenti dimostra che sono, nel migliore dei casi, un sostituto imperfetto di una solida moneta sovrana". Il rapporto indica anche la "frammentazione" del settore, l'abbondanza di varie criptovalute che competono per la supremazia, come "forse il più grande difetto della criptovaluta come base per un sistema monetario".